Chefchaouen, la perla del Marocco
Chefchaouen è una pittoresca cittadina del Marocco settentrionale adagiata nella cornice montuosa del Rif, 110 km a sud ovest di Tangeri, considerata per secoli sacra, in cui era persino proibito l’ingresso agli stranieri. Solo negli anni 50’ Chefchaouen si è rivelata al mondo, divenendo una meta turistica fortunatamente ancora poco conosciuta. Detta “la città azzurra” poiché tutti i suoi edifici, le porte, le finestre, le fontane e le strade sono dipinte nelle diverse tonalità di azzurro, la città è stata dichiarata dall’Unesco Patrimonio Mondiale dell’umanità.
Il nome deriva dal termine berbero achawen, “le corna”, per via delle sommità frastagliate delle montagne che la dominano e circondano. La sua fondazione risale al 1471 e la sua popolazione originaria era composta prevalentemente da esiliati andalusi che hanno modellato la città secondo lo stile della loro terra d’origine; la Medina infatti, la parte vecchia della città, è un intrico di strette strade dal tracciato irregolare e dalla pavimentazione chiara, in netto contrasto con il colore turchese delle abitazioni. La città oggi conta circa 35 mila abitanti, ma il centro storico è senza ombra di dubbio il suo pezzo forte, tra l’altro, il fatto di essere abbarbicato su una collina, fa si che si sviluppi in uno spettacolare e sinuoso labirinto colorato di varie tonalità di azzurro, dove dietro ad ogni curva si apre un nuovo scenario celeste. Si dice che il colore sia stato introdotto dai profughi ebrei nel 1930 che consideravano l'azzurro simbolo del cielo e del paradiso.
In questa "immensa opera architettonica", il cerulo ha sicuramente un ruolo fondamentale, anzi il nostro pigmento con tutte le sue sfumature sono la caratteristica principale di questa città.
Infatti, citando un articolo di TgCom24, tutto in questa città è vestito di cerulea bellezza.
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Il De Architettura di Vitruvio
Il ceruleo è stato molto importante anche in passato per quanto riguarda l'architettura, basta infatti pensare allo spazio che Vitruvio gli dedica nel suo "De architectura". Riporterò di seguito il paragrafo riguardante il ceruleo, estrapolato da: "L'Architettura di Vitruvio", tradotta in italiano da Quirico Viviani.
Libro settimo, capitolo nono.
"La composizione del ceruleo fu per la prima volta inventata in Alessandria: indi ne stabilì una fabbrica Vestorio in Pozzuoli. Il modo poi con cui si compone, è bastantemente meraviglioso. Imperciocchè si macina l'arena col fior di nitro così sottilmente, che si riduce come farina; e meschiatavi la limatura grossa di rame Ciprio si spruzza con acqua, affinché s'impasti insieme: poscia si formano palle col rivolgere fra le mani, e si legano in modo, che si disecchino : diseccate si accomodano in un orcio di terra, e si pone questo in una fornace. In tal modo il rame e quell'arena infuocandosi per l'azione del calore, nel diseccarsi, dando e ricevendo scambievolmente gli umori, perdono le loro proprietà, e consumate dall'azione del fuoco le loro qualità prendono un colore ceruleo. L'usta poi, che è abbastanza utile per le pitture degl' intonachi, così si ottiene. Si pone al fuoco una gleba di buona ocra, finattantochè divenga rovente; questa allora si estingue nell'aceto, e diviene di colo purpureo."
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